Nascono i Patti Digitali: cosa sono e perché servono a tutti

Schermi schermi schermi. Stiamo passando dall’infanzia del fare all’infanzia del guardare. Grazie all’impegno dell’Università Milano-Bicocca, associazioni del terzo settore ed esperti come il medico Andrea Pellai, qualcosa si sta muovendo. Sì alla tecnologia, ma nei tempi giusti.

Tra le interviste rimaste impresse nella memoria recente c’è quella di Steve Jobs, rilasciata nel 2010, quando l’iPad stava conoscendo il suo massimo successo. Alla domanda se i suoi figli usassero l’iPad, rispose: “No, non l’hanno mai usato. Limitiamo la tecnologia che possono usare a casa”. Anche Bill Gates, altro nome di rilievo mondiale nell’Informatica, non ha permesso ai figli di avere un cellulare prima dei 14 anni e ha fissato regole precise sull’uso dei dispositivi: vietati a tavola e spegnimento obbligatorio prima di dormire.

Scelte che anticipano una consapevolezza crescente sui rischi dell’uso eccessivo della tecnologia da parte dei minori. Studi recenti segnalano un aumento di disturbi dell’apprendimento dovuti all’esposizione prolungata agli schermi. E i pediatri osservano, nei bambini esposti a tv, smartphone o tablet, disturbi comportamentali (ad esempio rifiuto dei limiti o difficoltà nella socializzazione), deficit di attenzione e ritardi nello sviluppo del linguaggio.

Ecco perché nascono iniziative lodevoli come i Patti Digitali, che promuovono un uso consapevole della tecnologia, partendo dall’informazione dei genitori.

L’educazione digitale è più efficace se condivisa da famiglie, scuole, pediatri, scout, società sportive, vicini di casa, aziende. Tutti possiamo sederci in cerchio e confrontarci sull’argomento. Il fac-simile per sottoscrivere un patto con il proprio gruppo è disponibile qui:
download modello in word.

Capofila del progetto – oltre al Centro di Ricerca Benessere Digitale dell’Università Milano-Bicocca che si occupa del rapporto tra media digitali e qualità della vita – sono tre associazioni attive nel campo dell’educazione consapevole all’uso dei media: MecAiart Milano e Sloworking. L’obiettivo è puntare sulla corresponsabilità per stabilire regole chiare e divulgare informazioni precise sui rischi, al contrario, di un utilizzo improprio della tecnologia.

Un approccio consapevole è essenziale per proteggere bambini e ragazzi dai 1000 effetti negativi dell’esposizione prolungata agli schermi, come ad esempio:
– passività
– postura scorretta
– iperstimolazione da colori vivaci, musiche forti e velocità delle immagini.

E ricordiamo che l’OMS ne vieta l’esposizione sotto ai 3 anni.

Foto © Associazione Mec

Tra i promotori dei Patti Digitali c’è anche il medico, psicoterapeuta e scrittore best seller Alberto Pellai che si è soffermato sui rischi dell’essere online, in particolare sotto i 14 anni. In occasione di un suo webinar ha dichiarato:

“Il nostro cervello, come quello dei nostri figli, è organizzato in due aree, il cervello emotivo e il cervello cognitivo. All’ingresso in preadolesenza, come spiego nel libro L’Età dello Tsunami, il cervello emotivo fa un enorme scatto in avanti, molto accelerato, da zero a cento. Tutte le funzioni associate al cervello emotivo vanno al massimo. Le reti neuronali che si occupano della gratificazione immediata e delle sensazioni intense sono molto attive, come quelle delle dipendenze. Il cervello cognitivo invece è ancora molto lento, è come se andasse in bicicletta e non in Ferrari. Proprio il cervello cognitivo è quello che dovrebbe regolare le impulsività. Ecco perchè è fondamentale il ruolo di noi adulti in questa fase, per dare un esempio di regolazione e orientamento”.

L’online è un Paese dei Balocchi che non si spegne mai e diventa un campo magnetico per il cervello emotivo dei nostri figli. Dobbiamo allenare la loro gestione degli stimoli e l’empatia, favorendo il principio di realtà. Alberto Pellai

Fonte: https://pattidigitali.it/2022/10/07/tutto-troppo-presto-sfide-per-i-genitori-dei-natanti-digitali/