Da Mozart a Ultimo, dai compiti in classe all’amore. Ce lo racconta un prof di Musica (fuori dagli schemi)

Il ruolo dell’insegnante non è solo dare nozioni, ma stabilire un dialogo. Dal nido alle elementari, alle superiori. La musica diventa essa stessa strumento per trovare la giusta distanza ed educare alla vita.

Nove classi e duecento alunni. Il risultato, ogni giorno, è questo: prof ho dimenticato l’ukulele. Prof lo sa che mio cugino fa lezioni di chitarra? Prof lo sa che oggi è il compleanno di mia mamma? Ah bene, auguri! Ma come ti chiami? Scusa, ricordamelo. Prof me l’ha chiesto già due volte stamattina, comunque mi chiamo Giuseppe. Okay Giovanni, dai, fammi sentire il brano per intero. Mi chiamo Giuseppe!

Insegnare Musica ai ragazzi delle medie è stare continuamente in equilibrio tra la voglia di condividere la passione che ti ha cambiato la vita e quelle maledette caselle dentro le quali devi mettere tutti loro. Detta così suona male ma Giuseppe, anzi no, Giovanni, si trasforma per forza di cose in voti, competenze, scrutini, il saggio di Natale, richiami (Giovanni non correre durante la ricreazione altrimenti sarò costretto a farvela fare seduti). Prof ma io mi chiamo Giuseppe! Giusto, però non correre.


E poi ci sono i genitori, spesso le mamme, che aspettano i colloqui; ci sono i progetti interdisciplinari; le idee che nascono durante la pausa caffè; la cura che vorresti mettere nel rapporto con ognuno di loro e il tempo: solo due ore a settimana per passare da Mozart a Jovanotti, insegnare la scala di Do Maggiore, orientarsi nel mondo della Trap e aiutare gli studenti ad avere fiducia in se stessi.

Per mettere a punto un metodo d’insengamento per i ragazzi di oggi – che li aiuti ad andare avanti nella vita, non solo in una delle tante materie in programma – bisogna essere nuovi, creativi, tecnologici, accattivanti. Ecco, la parola chiave è accattivanti: né troppo simpatici né troppo autoritari, né troppo Attimo Fuggente né troppo sciapi, né troppo vicini né troppo lontani. Qual è l’approccio migliore per fare il prof di Musica nel 2024? C’è bisogno della giusta distanza. Perché quando entri nel mare delle tue nove classi nelle quali circa metà dei ragazzi ha genitori separati, o assenti, o incapaci di relazionarsi con loro, o non hanno la tua stessa cultura di origine, senti che il tempo della tua presenza nella loro vita è davvero prezioso.  Ci vogliono empatia e professionalità

Certo la scuola viene dopo l’amore (che adesso, spesso, arriva molto presto), dopo gli amici, dopo lo sport, dopo Instagram e TikTok, ma è pur sempre il luogo nel quale passano tanto tempo. E quando dai qualcosa in più (più ascolto, più rispetto, più fiducia), molti di quei ragazzi si legano a te in un modo che a volte non sanno esprimere a parole. E allora ci pensa la musica, a tenere la giusta distanza e nello stesso tempo favorire una comunicazione vera e diretta, di sentimenti e sogni, paure e coraggio, istinti e intuizioni.

Prof ha ascoltato il nuovo pezzo di Ultimo? Sì Giuseppe, l’ho ascoltato. Ma come mai ti piace un brano così romantico, non ti sarai mica… Prof ha ascoltato il nuovo pezzo di Lazza? Quale, quello dedicato alla sua ragazza? Sì, l’ho ascoltato. E ora capisco meglio anche la tua insufficienza al compito in classe… E bravo Giuseppe! Però studia.