Una riflessione precisa e puntuale sull’importanza delle regole, per permettere ai più piccoli di scoprire come comportarsi in maniera adeguata

Mi autoregolo se…
Fermezza, affetto, regole. Poche e chiare. Ecco le basi per permettere al bambino, gradualmente, di imparare ad autoregolarsi. Questa modalità educativa implica l’abilità dei genitori (o adulti di riferimento) di parlare e discutere con i più piccoli, circa il proprio comportamento oggettivo, e farli riflettere su cosa stanno facendo. A questo scopo, risultano appropriate frasi del tipo “che cosa hai fatto” e NON “che cosa sei”, per spostare l’attenzione dalla persona al suo comportamento, eventualmente da correggere.
È proprio qui che deve esserci la capacità di stabilire delle regole da far apprendere, lasciando sperimentare frustrazione e lode (Di Pietro e Bassi).

Una delle modalità di accudimento dei bambini, secondo l’approccio cognitivo-comportamentale, è la combinazione di due caratteristiche dell’adulto: la capacità di manifestare affetto per il proprio figlio/bambino e la capacità di manifestare e attuare fermezza.
La vita domestica e familiare risulta, in maniera ridotta, un riflesso delle dinamiche e dei ruoli che i bambini andranno a sperimentare nella scuola e nella società, ed è proprio in questo contesto che la fermezza genitoriale (o dell’ adulto più in generale), indice di uno stile adeguato, si concretizza nello stabilire delle regole funzionali al vivere quotidiano e sociale. Questo è strettamente collegato al bisogno del bambino di avere dei limiti che gli permettono di apprendere un senso di sicurezza e autocontrollo.
Tanto più i genitori/adulti stabiliscano regole – in forma positiva – tanto più il bambino impara a comprendere i suoi limiti, ad adattarsi alla realtà, a tollerare la frustrazione e di conseguenza a diventare più autonomo.

Risulta utile ai genitori/adulti con bambini di età prescolare e scolare, stabilire delle regole per le autonomie personali (“prima di mangiare, lava le mani”);
la cura di sé (“dopo mangiato è necessario lavarsi i denti”);
la gestione degli spazi (“le storie si ascoltano seduti”, “si colora sui fogli”, “quando hai finito di giocare metti in ordine i giocattoli”).
Mentre con i figli adolescenti e/o ragazzi sarebbe opportuno stabilire delle regole relative alla gestione degli orari e degli spazi personali e comuni.
Si sottolinea che non vi sono norme rispetto alle quali scegliere e/o definire le regole domestiche: ogni famiglia ha le proprie abitudine, i propri ritmi e ogni bambino i propri tempi di apprendimento. L’unico punto fermo è che le regole devono essere funzionali alla gestione domestica e alle routine.
Molto spesso i genitori/adulti lamentano che i bambini fanno esattamente quello che non dovrebbero. Questo perché (ma non solo) le regole vanno espresse in forma positiva: “metti a posto i giochi” e “parla piano” al posto di “non lasciare i giochi così” e “non urlare”. La formula negativa delle istruzioni e delle regole fa focalizzare l’attenzione del bambino su ciò che NON va fatto, ma rischia di nascondere l’alternativa adeguata.
Attenzione anche alle formule interrogative: “vuoi mettere a posto i giochi?”, “vuoi sistemare la tua stanza?”. Perché il bambino, di fronte a questo tipo di richieste, può rispondere “NO”, in quanto viene percepita la possibilità di una condotta diversa da quella richiesta. Pertanto, quando si stabiliscono delle regole o si forniscono istruzioni, è necessario utilizzare formule assertive e affermative; ad esempio, “vai a cambiarti per favore”, “metti le scarpe che usciamo”, “vai a sistemare la tua stanza”.

Per massimizzare il rispetto delle regole e il successo del genitore/adulto è utile utilizzare un tono di voce calmo e deciso e che siano chiare al bambino le conseguenze positive in caso di ottemperanza delle regole (lodi o accesso ad attività piacevoli) o le conseguenze negative per il mancato rispetto delle stesse (costo della risposta: nessun accesso ad attività preferite o piacevoli).
Un altro aspetto cruciale è l’accordo tra le figure genitoriali/di accudimento (Davis e Kean, 2005): stabilire regole troppo diverse può creare confusione o disorientamento nei bambini. Tuttavia, potranno esserci delle eccezioni, come ad esempio un orario diverso per la nanna durante il weekend, ma è bene che la situazione venga verbalizzata e vengano esplicitate le motivazioni per cui si trasgredisce la regola (“oggi è sabato e domani non c’è scuola, potrai stare sveglio fino alle 22” oppure: “oggi sei stato molto bravo nel portare a termine i compiti, per cui potrai mangiare un dolcetto dopo cena”).
Tutto questo non è immediato, ma con un pò di consapevolezza, attenzione e allenamento si possono ottenere ottimi risultati.
