Ed eccoci arrivati alla terza ed ultima uscita sulla Storia dell’Alimentazione, con le tappe principali che ci hanno portato indietro di millenni ma che possono aiutarci, oggi, a scegliere cosa mettere in tavola. Perché mangiare bene per stare in forma è più facile di quanto si pensi, nei grandi quanto nei piccoli.

Educazione alimentare: dalla scoperta dell’America ai food delivery
Prevenire è meglio che curare, ormai lo sappiamo, eppure le tentazioni che ci portano fuori strada sono molte: vuoi per lo stile di vita sempre più veloce, vuoi per gli orari, vuoi per le distanze casa-scuola-lavoro, vuoi perchè una pizza si trova più facilmente di un estratto e sazia di più. Eppure adeguarsi non è sempre una soluzione virtuosa. Ricordiamoci, quando possibile, di preferire le farine integrali, i cibi a chilometro zero e scegliere prodotti senza zucchero, o almeno integrale.

Età moderna (dalla scoperta dell’America alla Rivoluzione francese)
Arrivano prodotti mai visti prima! Grazie alle nuove rotte, che collegheranno il vecchio e il nuovo continente, entreranno in Europa pomodoro, fagioli, patate. Si introdurranno anche cacao, tè e caffè. Eppure non cambieranno le sorti alimentari, almeno dei ceti più poveri che avranno accesso a pochi alimenti e assai poco nutrienti.
Farà il suo ingresso da star anche lo zucchero, ormai sempre disponibile e abusato. Ma ahimè la storia dello zucchero non è così dolce come sembra: incrocerà i Caraibi e la schiavitù, piantagioni immense e manodopera a costo zero. E pensare che secoli fa era considerato alla stregua di una spezia e consumato in piccolissime quantità. Re e regine invece, potevano promettessi il lusso di usarlo come medicamento, in alternativa al sale.
L’età moderna vede anche l’invenzione del mulino a cilindro, nel 1700: uno strumento per ottenere la farina in maniera più veloce ed economica. Ma in questo modo otterremo anche farine senza crusca, né proteine, fibre, acidi grassi e vitamine del gruppo B. Ovvero farine bianche. Da questo momento in poi, gli alimenti inizieranno a contenere quasi solo amido e il metabolismo risponderà con iperglicemia e iperinsulinemia. Ecco che scopriamo come alcune delle malattie più diffuse ad oggi hanno radici molto lontane…
Età contemporanea (1789 – ad oggi )
Siamo ormai nel XIX secolo: i commerci si ampliano, l’alimentazione subisce cambiamenti notevoli, rispecchiando quelli della società. I cibi, che prima venivano trattati in modo artigianale, adesso vengono lavorati e prodotti su scala industriale. Si attuano processi di raffinazione e conservazione, per la ristorazione di massa. E, dopo le grandi guerre, con l’introduzione dei supermarket, ci abitueremo a trovare qualsiasi alimento in ogni momento dell’anno e in qualunque parte del mondo.

Nei secoli, l’aumento costante della popolazione porterà ad un impoverimento delle risorse disponibili e i governi arriveranno ad interrogarsi sull’introduzione di novel food, da intendersi ad esempio come prodotti ottenuti da farine derivanti dagli insetti, considerate altamente proteiche ma anche ecosostenibili (perché permettono di abbattere i costi di produzione e l’inquinamento).
Come gusti, mode e consumi, anche l’alimentazione sarà sempre più omologata e il cibo si trasformerà da bisogno primario a prodotto culturale. Diventerà chic poter mangiare il sushi il sabato sera, senza spostarsi da casa! Dopo il fast food americano, con i suoi hamburger e panini imbottiti, eccoci ora nell’era del delivery food. Ma qualità e comodità combaciano? A cosa stiamo rinunciando?
Nello stesso tempo, a livello territoriale, ci saranno contromosse quali i gas, gruppi di acquisto solidali per la compravendita di prodotti freschi a chilometro zero, a sostegno di piccole aziende agroalimentari locali e cibi stagionali. Si diffonderà, seppur lentamente, la consapevolezza di mangiare cibi bio e tornare a fare uso di quei grani detti antichi come Senator Cappelli, solina, segale, kamut, farro e altri, ricchi di polifenoli, elementi antiossidanti e antinfiammatori.
Per concludere, anche se il discorso sarebbe ancora lungo, se è vero che “l’uomo è ciò che mangia”, come sosteneva il filosofo tedesco Feuerbach, allora è sempre più necessario prendere coscienza di cosa mettiamo a tavola e nella pancia. Per il resto, buon appetito!