Educazione alimentare: dal pane di 2000 anni fa, ai primi piani cottura

Da bisogno primario a prodotto culturale, come è cambiato il cibo nei secoli. Ecco la seconda parte della Storia dell’Alimentazione di Infokids, utile per tutelare il benessere a tavola, insieme ai nostri bambini. Segui le tre uscite

Prima di proseguire nel nostro excursus sulla Storia dell’Alimentazione, una premessa: tra piccoli e grandi, a tavola, non c’è tanta differenza. Le buone norme alimentari adottate per i più piccoli non sono così diverse da quelle pensate per noi: una dieta varia ed equilibrata sono la combo ideale per garantire il benessere in famiglia. E la prevenzione è la parola chiave, da unire all’attività fisica. In questo senso, non è mai troppo presto per iniziare: la prima infanzia è il momento migliore per gettare le basi di una solida educazione alimentare e comprendere che, per crescere bene, bisogna nutrirsi in maniera adeguata.

Dopo il periodo preistorico e un accenno all’antico Egitto, nella scorsa uscita disponibile qui, vediamo ora le abitudini diffuse all’epoca degli antichi Greci e Romani e durante il Medioevo, alla scoperta delle origini del nostro patrimonio culinario.

Gli antichi Greci (V e IV secolo avanti Cristo)
Viva i cereali! Per il popolo greco dell’epoca, i grani integrali e i cereali rappresentavano la fonte principale di sostentamento. E il cibo diventava addirittura nobile quando era prodotto artigianalmente, con le proprie mani. Si pensi soprattutto a pane, vino, olio e formaggi. La carne invece, era destinata a grandi festività e cerimonie, non alla quotidianità. Era infatti considerata un tabù. Le pecore erano allevate per la produzione di lana e latte e i bovini venivano utilizzati per il traino. Facevano eccezione pesce e crostacei, considerati frutto del duro lavoro dei pescatori e per questo consumati ampiamente. A suon di zuppe, verdure, formaggi di capra o pecora gli antichi greci, dunque, mangiavano benissimo (sia in patria, sia nelle tante colonie della Magna Grecia). Lo stesso Ippocrate, considerato il padre della Medicina moderna, sosteneva che il cibo potesse essere cura o veleno e prestava molta attenzione all’alimentazione. Sua la celebre massima: “Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo“.

Ippocrate, considerato il padre della Medicina

Gli antichi Romani  (circa 753 a.C – 476 d.C.)
Molto pane era consumato anche ai tempi degli antichi romani, che, a differenza dei greci, avevano una dieta più varia: mangiavano anche la carne, soprattutto maiale, agnello e pollame con ricchi contorni, e il pane era affiancato da olio, olive e fichi. Senza dimenticare formaggi, pesce, uova e verdura. A consumare moltissimo pane erano sopratutto i legionari e per questo il grano veniva importato in grosse quantità da diverse regioni quali Sicilia, Sardegna, addirittura dall’Egitto. Il pane cominciò ad essere prodotto su larga scala, nelle panetterie. La prima risale al 15 a.C.  Tra i tanti tipi di pane, il panis quadratus (del mercoledì) è stato il precursore di quella che oggi è la nostra pagnotta.
Ma a differenza dell’aristocrazia, il popolo non consumava il pane (che divenne popolare solo dopo l’anno mille. Le alternative erano polente di miglio o zuppe di legumi e orzo, pasti poveri e frugali. 

Medioevo (476 d.C. – 1492 d.C.) 
Anche in questo periodo, pane, vino e olio rappresentavano la base dell’alimentazione. Non mancavano verdure (porri, carote, cardi, rape, cicoria, cavoli, lattuga, crescione, asparagi, prezzemolo, cipolle e scalogno) e legumi (lenticchie, fave, piselli e fagioli). Inizia ad essere consumata in maggiori quantità la frutta secca come pinoli, mandorle, noci e castagne. Come sarà anche durante tutto il Rinascimento. Dall’anno mille in poi, con l’aumento demografico vertiginoso, diventò difficile sfamare la popolazione. All’economia di sussistenza, si affiancò l’economia di mercato, che spingeva i proprietari terrieri a sfruttare le terre incolte per aumentare la produzione… ma aumentava anche la fatica dei contadini. Questi ultimi, nonostante il duro lavoro si nutrivano sopratutto di cereali: orzo, farro e frumento, mentre l’alimentazione dell’aristocrazia era a base di proteine del pesce (come aringhe e merluzzo, ma anche pesce di acqua dolce) e della carne spesso insaporita con erbe aromatiche e spezie. La differenziazione dei regimi alimentari rispecchiava quella delle classi sociali.

Tra le bevande, le più diffuse erano soprattutto sidro, birra e vino. I più ricchi mangiavano anche la frutta fresca: pere, mele, melograni, cotogne, prugne e fragole, agrumi… i ceti poveri invece non potevano e soffrivano per questo di avitaminosi. In questa epoca, il riferimento medico principale, in Italia come all’estero, era la Scuola salernitana, per la quale il cibo era una vera medicina.

Curiosità: è al medioevo che risalgono i primi piani cottura: basi sorrette da gambe o archi, con sotto la legna da ardere, che permettevano di cucinare in posizione eretta, non più accovacciati vicino al fuoco. Il resto del nostro viaggio sarà pubblicato nella terza ed ultima puntata, con un focus sull’epoca Moderna e l’epoca Contemporanea.