Quando allattare sembra impossibile #1

Primo dei 5 approfondimenti della campagna di informazione “Il latte materno è il regalo migliore. Non solo a Natale”. Storia di un bimbo nato senza palato che è riuscito ad attaccarsi al seno e a bere il latte della sua mamma, prima dell’intervento chirurgico.

L’allattamento al seno è un’arte del nutrire che risale alla notte dei tempi e porta con sé qualcosa di ancestrale e sacro. Nei secoli, è diventata anche oggetto di studi scientifici, che ne hanno sottolineato il valore e codificato le modalità.

Nel corso della mia carriera professionale, pluridecennale, oltre all’alimentazione complementare, all’auto-svezzamento e al sostegno durante il puerperio (da puer, bambino. La parola indica il periodo post-parto che dura all’incirca 6 settimane), ne comprendo l’importanza: allattare al seno è una scelta che va ben oltre il nutrimento fine a se stesso.

Decido così di specializzarmi, seguo dei corsi di formazione mirati e degli esami severi, fino ad ottenere il titolo di IBCLC (Consulente professionale internazionale di allattamento al seno). Successivamente, nel 2015, conseguo un’altra specializzazione, approfondendo le situazioni clinicamente difficili, come quelle dei bambini con labiopalatoschisi (malformazione, che si può risolvere con un intervento chirurgico, per cui i bimbi possono venire al mondo senza palato o con le schisi delle labbra).

Nello stesso mese, nella stessa provincia in cui presto servizio, nel teramano, in Abruzzo, nasce il piccolo Francesco (nome di fantasia), affetto dalla sindrome di Pierre Robin (che riportava quindi anche la mancanza del palato). La mamma si rivolge a me perché non vuole rinunciare all’allattamento, ma non sa come fare.

Capite bene che passare dalla teoria alla pratica non era qualcosa di immediato, eppure… Preparazione, forza di volontà e sangue freddo hanno avuto la meglio, facendomi gestire in maniera adeguata il mio primo caso di bambino con difficoltà.

Prima di accettare, sono stata contattata dall’Associazione Aismel (Associazione Italiana studio malformazioni esterne e labiopalatoschisi) che mi informava della complessità del quadro sanitario del neonato. Dopo numerose titubanze e il timore di non essere all’altezza, ho detto di sì, per provare a dare il mio contributo e un sostegno significato ad un nuovo, piccolo, compagno di viaggio.

Ho conosciuto così Francesco e la sua famiglia, in particolare mamma Roberta, una donna tenace, ma alle prime armi, poiché Francesco era il primogenito; con una situazione familiare e personale altrettanto complessa.

La puericultrice IBCLC Rita Fusco con in braccio il bimbo protagonista della storia

Roberta sin da subito si è dimostrata caparbia e determinata a voler nutrire il proprio bambino al seno. Francesco era monitorato 24 ore su 24 con un saturimetro e inizialmente palesava chiare e ovvie difficoltà ad attaccarsi al seno, non riuscendo, durante la suzione, ad effettuare il sottovuoto con le labrra. La forza della dolce Roberta (non è una contraddizione) e la convinzione di potercela fare, gli hanno dato lo sprint per non mollare.

Anche perché, e questo è stato fondamentale, Roberta era ben informata e consapevole dell’importanza di nutrire il piccolo Francesco con il suo latte, che avrebbe permesso al figlio di rafforzare le difese immunitarie e irrobustire così quell’armatura che lo avrebbe protetto durante gli interventi chirurgici che lo aspettavano.

La donna si è fidata e affidata a me, in un percorso che sembrava ad ostacoli. Per circa dieci mesi ha permesso al suo piccolo di essere nutrito con latte materno, alternando così l’alimentazione al senso a quella al biberon, che conteneva comunque il suo latte, estratto, grazie ad una continua e attenta stimolazione del seno con il tiralatte elettrico.

Questo mi ha dato un grande insegnamento, che voglio condividere, anche a distanza di anni, perché è sempre valido: tenacia e cura da una parte, sostegno professionale e informazione dall’altra, sono la chiave di volta per il successo.

Oggi Francesco è un ometto di circa dieci anni, è stato un neonato felicemente nutrito al seno materno, ha affrontato da piccolo eroe tutte le sfide a cui il destino lo ha sottoposto. E Roberta si è confermata, a specchio, un esempio virtuoso, una madre che oltre a nutrire il copro, ha nutrito l’anima del suo cucciolo, fornendogli delle ottime basi per il suo sviluppo psico-emotivo.