Un approccio Jazz alla didattica: tra nuove tecnologie e STE(A)M

Quando apprendere significa fare pace con gli errori, ridurre la complessità e allenare il problem solving.

Quanti di noi, da bambini, non hanno sognato di inventare qualcosa? Magari costruire un robot o comporre una melodia? È la curiosità che muove il mondo, ed è una risorsa preziosa che va coltivata e stimolata. Le discipline STE(A)M sono un’occasione preziosa per metterci alla prova, ad ogni età: ci riferiamo a Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Arte e Matematica.

Nel mio percorso come docente, ho sempre creduto che il pensiero divergente fosse il motore trainante dell’apprendimento, soprattutto nelle discipline tecniche e artistiche. Questo tipo di pensiero, che ci permette di trovare soluzioni originali e creative a problemi complessi, è alla base di ogni innovazione.

Per favorirne lo sviluppo, con i miei studenti (ragazzi delle scuole medie ma anche bambini nei laboratori extra scolastici) adotto un approccio didattico laboratoriale, basato su attività di tinkering e making. Mi spiego: tinkering è il giocare con oggetti e materiali di riciclo per creare qualcosa di nuovo, sperimentando. Il making, invece, permette di trasformare le idee in progetti concreti, attraverso l’utilizzo di strumenti e tecnologie. È la dimensione del fare.

Un altro pilastro della mia didattica è la pedagogia dell’errore. Gli errori non sono da considerare fallimenti, ma opportunità. Ogni problema ha una soluzione. Certo, gli errori vanno analizzati e compresi, altrimenti non servono, anzi, possono intaccare l’autostima. In questo senso, guidati da un adulto preparato, gli studenti che hanno commesso uno sbaglio trovano l’occasione per riparare, sviluppando il pensiero laterale e allenando il problem solving, utile in molti ambiti della vita.

Anche il gioco, in tutte le sue forme e a tutti i livelli, rappresenta un elemento fondamentale nel processo di apprendimento. Dalle prime esperienze dei bimbi dell’Infanzia (è il gioco simbolico), fino alle sfide più complesse dei ragazzi delle superiori, il gioco è volano di creatività e apprendimento.

In questo senso, la mia passione per il Jazz ha profondamente influenzato il mio modo di insegnare: suonare in inglese si dice to play, ma la stessa espressione si può tradurre anche con giocare! Inoltre, il Jazz è una musica che si basa sull’improvvisazione, sulla risoluzione di problemi in tempo reale e sulla capacità di trasformare la complessità in semplicità: i problemi più complessi possono essere scomposti in parti più piccole e risolti affrontando ciascuna parte separatamente.

Queste caratteristiche sono le stesse delle discipline STE(A)M. E hanno il compito di preparare i giovani a un futuro sempre più tecnologico e interconnesso. Tuttavia l’apprendimento non può essere solo trasmissione di competenze tecniche: deve includere la capacità di adattarsi e di pensare in modo creativo. I bambini/ragazzi devono imparare ad imparare. Proprio come nel Jazz, dove la tecnica è solo il punto di partenza per esprimere, in autonomia, emozioni e idee.

In questi giorni sto tenendo un corso di formazione – che fa parte del PNRR – in cui illustro le potenzialità della piattaforma Arduino. In breve: si mettono insieme un approccio manuale all’elettronica (collegare cavi, luci, motori, resistenze) e la programmazione coding, in cui si scrive il codice per far eseguire alla macchina le operazioni desiderate. Sembra diffiicle, ma in realtà scopriamo come bambini e ragazzi siano in grado, non solo di farlo, ma anche di riparare l’eventuale errore, migliorando di volta in volta, provando e riprovando.

In definitiva, credo fermamente che un approccio didattico innovativo, basato sul gioco, sulla sperimentazione e sulla collaborazione, possa trasformare l’apprendimento delle discipline STE(A)M in un’esperienza divertente e stimolante per tutti. Nella stessa ottica, tengo anche corsi di formazione per i colleghi, in modo da dare loro gli strumenti necessari a sviluppare o aggiornare il proprio metodo educativo.