Cosa sono le regole e perchè ci aiutano

Regole ovunque: in casa, a scuola, per strada. Sono le basi del vivere insieme e la loro importanza si apprende sin da bambini. Ma cosa c’entrano con il senso di sicurezza e con l’educazione?

Cosa sono le regole? Nell’uso comune, spiega la Treccani, la regola è una “norma suggerita dall’esperienza o stabilita per convenzione”. Ad esempio le regole del gioco.

Le regole servono per stare in società, in armonia con gli altri. Servono per sapere cosa possiamo fare e cosa no. Servono per limitara la nostra libertà nel rispetto di sé e degli altri. È una questione di bilanciamento.

Come riportare tutto questo sui bambini? Anche i più piccoli hanno bisogno di regole per vivere bene. L’importante è che siano poche e chiare, altrimenti si avrà la sensazione di muoversi in un fastidioso cespuglio fatto di limiti e divieti.

Al contrario, stabilire delle regole, permette di sperimentare spazio e tempo in sicurezza, in casa come fuori. Offre la possibilità di conoscere i limiti entro cui muoversi. E i limiti altro non sono che quel perimetro che permette al bimbo di capire casa fare e cosa no, e all’adulto di intervenire in caso di bisogno.

Tra le regole base della genitorialità (o dell’essere adulto di riferimento più in generale), c’è anche la capacità di dire no. La regola questa volta vale più per noi che per loro! Dobbiamo imparare a dire di no, senza sensi di colpa, senza remore, senza incertezza. Dando delle spiegazioni e assumendo un atteggiamento che esprima amorevole fermezza (sul tema, leggi un altro articolo del Bambinario, ispirato al libro Invece dire… prova a dire…) .

Torniamo alla capacité di dire NO, che a volte può risultare molto difficile. Come sciogliere il nodo? Partendo dall’accettare che il NO è una parte fondamentale in tutte le relazioni, quindi anche in quelle adulto-bambino. Infatti, “non dicendo no al momento giusto, rischiamo di sottrarre possibilità e risorse a noi stessi e ai nostri cari” . Questo è uno di passaggi chiave del volume “I no che aiutano a crescere” di Asha Philips, psicoterapeuta infantile inglese.

Questo testo, tradotto in Italia per Feltrinelli, racchiude numerosi esempi pratici di vita quotidiana ed è diventato, negli anni, un riferimento a livello mondiale per chiunque voglia conoscere meglio il mondo dell’infanzia. Lo stesso Giovanni Bollea, padre della moderna Neuropsichiatria infantile, ne parla come di “una lettura straordinaria per mettere a frutto esempi, suggerimenti e stimoli al saper educare”.

Il tutto perché genitori non si nasce, ma si diventa. E il concetto è estendibile a maestre, nonni, tate, educatori…. Per riuscire nel proprio compito c’è bisogno di leggere, approfondire, confrontarsi, chiedere e, soprattutto, mettersi in ascolto dei propri piccoli, creare un legame basato sull’empatia e stabilire, appunto, poche regole, chiare e semplici. E così abbiamo chiuso il cerchio.

Per finire: alleniamoci mentalmente a superare il binomio NO=RIFIUTO. Dire no non significa per forza rifiutare il bambino o le sue richieste, imponendo la nostra volontà. Dire no è il corollario del dire sì: sono entrambi importantissimi per una relazione sana.

la copertina del libro di Asha Phillips e la sua dedica

Questo libro esamina, senza offrire ricette o formule magiche, cosa significa e perché è essenziale dire no nel contesto familiare. Buona lettura!