L’attaccamento sicuro

Senza se e senza ma. L’amore per i figli è (o dovrebbe essere) incondizionato. E cosa c’entra l’attaccamento sicuro? È uno strumento dell’amore, utile per accogliere i più piccoli, guidarli, educarli e, appunto, farli sentire amati. E così si chiude il cerchio.

Le coccole sono le migliori amiche dell’attaccamento sicuro. I nostri figli non saranno mammoni o appiccicosi se li educhiamo con affetto e contatto fisico. Al contrario, avranno un bagaglio di cura, calore e gioia che li renderà decisi e tranquilli.

Se a molti possono fare paura, è bene sapere che, invece, le coccole sono un veicolo naturale e potente che permettere ai nostri cuccioli di sviluppare autonomia e autostima. Un abbraccio consente di instaurare una relazione profonda tra adulto e bambino. Il bambino impara a capire che non è solo e che si potrà fidare dell’adulto, e viceversa.

“L’attaccamento è il risultato di un processo relazionale che inizia nell’utero – afferma la psicoterapeuta Silvia Iaccarino -. La qualità della sintonia, dell’ascolto e delle risposte che il bambino, la bambina riceve dai caregivers incidono sull’immagine del sé, sulla fiducia che darà ad altri adulti, sulla sua immagine del mondo esterno”.

Esserci quando il bimbo/a incontra un momento di paura o incertezza, accoglierlo, o valorizzare un’esperienza gioiosa, significa offrirgli delle basi di appoggio. Irrobustire la sua presenza nel mondo. Sapere che mamma c’è (papà, nonno, zio, tata, ci sono). E questa sicurezza passa anche attraverso un legame fisico e una connessione visiva.

Il panorama editoriale straripa di ricerche scientifiche e saggi, ma anche narrative e albi illustrati. In questo ricco ventaglio, un libro alla portata di tutti è il Coccolario (De Agostini) di Alberto Pellai e Barbara Tamborini, psicoterapeuti, autori best seller, nonché coppia anche nella vita privata e genitori di quattro figli.

Nella loro opera, l’intento è offrire spunti interessanti e divertenti per valorizzare il potere delle coccole, lo dice il titolo stesso, nel rapporto adulto/bambino. Afferma lo stesso Pellai: “ogni volta che coccoliamo i nostri bambini doniamo loro calore, li aiutiamo a costruire dentro di sé una centralina emotiva che li accompagnerà tutta la vita e dalla quale potranno attingere ogni volta che ne sentiranno il bisogno”.

E come ci ricorda John Bowlby, psicologo, padre della teoria dell’attaccamento, “l’essere nutriti e accuditi all’inizio della propria vita equivale ad essere amati; il bisogno biologico di essere alimentati coesiste con quello di essere desiderati, voluti e accettati per quello che si è”. Quindi l’attaccamento sicuro non si riferisce solo ai bisogni fisiologici, ma alla volontà, dell’adulto, di capire e accogliere anche i bisogni emotivi. Senza sminuirli.

Un altro spunto interessante è offerto dall’albo Le mani di papà (Emile Jadoul, edizioni Babalibri) in cui si vede chiaramente come i genitori rappresentino un porto sicuro, una casa, in senso metaforico e non, nella quale crescere e imparare a vivere, ma dalla quale, ad un certo punto, uscire. Una casa dove fare anche ritorno certo, ma questa è un’altra storia… richiama i famosi nostos di Ulisse, quei viaggi in equilibrio tra desiderio di scoperta e voglia di fare marcia indietro. E nostalgia non deriva proprio da nostos, che significa ritorno ma anche viaggio, in greco antico? Ne rimango incantata ogni volta che ci penso.

Ma torniamo a Le mani di papà: gli stessi che ci tenevano per mano ci insegnano ad andar via. Gli adulti ci insegnano a diventare adulti. Non a caso nel libro si vede proprio un bimbo che muove i primi passi, sale le prime scale, scivola con lo slittino, e poi va…